indimenticabile lira

VALENTINO

Peccato che la perdiamo, perché mi piace...

BRUNO VESPA

Moltiplicherò l’euro per due, ma la vecchia, debole, povera liretta mi resterà a lungo nel cuore.

SUSANNA AGNELLI

Con nostalgia dico addio alla lira, ma con speranza un benvenuto all’euro.

La Storia della Lira

Con gratitudine, ricordando l'amico Mario Traina - da Cronaca Numismatica, 1993.

La prima moneta da una lira venne coniata dalla Serenissima Repubblica di Venezia nel 1472, sotto il Dogato di Nicolò Tron. Sino ad allora la lira, il cui nome deriva dal latino libra, era solo una unità ponderale e, dopo la riforma monetaria di Carlo Magno, anche una unità di conto.

Mentre la libra romana era una unità di peso pari a 327,45 grammi, nel 793 Carlo Magno introdusse la cosiddetta libbra “pesante” o carolingia, del peso di 408 grammi da cui gli zecchieri del tempo ricavavano 240 denari d'argento di 1,7 gr.

Il denaro (denarius) era l'unica moneta che veniva battuta a quel tempo e che circolava come denaro. La libra carolingia, o lira, non era quindi una moneta effettiva, ma nelle transazioni rilevanti veniva usata come "unità di conto" per il valore di 240 denari.

Sino alla creazione della lira Tron, la moneta commerciale più utilizzata era stata, prima il denaro, poi il grosso. I primi grossi furono emessi a Venezia sotto il Dogato di Enrico Dandolo (1192-1205), erano coniati in buon titolo d’argento (965 millesimi) e pesavano grammi 2,18, ossia 10 Denari. Ben presto, il grosso divenne la moneta d'argento più diffusa in Europa e nel Levante e, in virtù della vasta circolazione ebbe peso e valore vario a seconda delle Zecche, subì molte contraffazioni che venivano coniate anche con basso titolo d’argento.
Per ovviare alle massicce alterazioni del grosso che minavano la pratica del commercio, il 27 maggio 1742 il Consiglio dei Dieci decise di emettere una moneta d’argento, garantita nel titolo di 948/1000, e nel peso di gr. 6,52, dalla Serenissima e, per ridurre le imitazioni di altre zecche, decise di effigiarvi il Doge in carica. Da qui il nome di lira Tron da 20 soldi, suddivisa secondo il sistema decimale in 100 centesimi, e in 20 soldi da 5 centesimi cadauno.

La lira Tron, come tutte le monete garantite dalla reputazione dell’emittente, riscosse la fiducia sia dei mercanti sia del popolo ed ebbe quindi larga diffusione. La lira Tron qui sopra illustrata è tra gli esemplari meglio conservati giunti sino a noi, con le lettere ben coniate, così come è ben visibile la testa del leone nel rovescio, e quindi in uno stato assai vicino al Fior di Conio.

Antonello di Pietro detto Antonello della Moneta, orafo e incisore presso la Zecca di Venezia dal 1454 al 1484

SONDAGGIO

Si parla di un ipotetico ritorno alla Lira. La vostra opinione e' importante: siete favorevoli?