indimenticabile lira

BRUNO VESPA


Moltiplicherò l’euro per due, ma la vecchia, debole, povera liretta mi resterà a lungo nel cuore.

VALENTINO


Peccato che la perdiamo, perché mi piace...

SUSANNA AGNELLI


Con nostalgia dico addio alla lira, ma con speranza un benvenuto all’euro.

LINA WERTMULLER


E quella bella signora con le torri in testa e la faccia tanto perbene, dove andrà a finire?

SOPHIA LOREN


Alla cara Lira vanno i miei ricordi più belli e qualche nostalgia.

Dicevano di Lei

SUSANNA AGNELLI – Imprenditore

Ho visto la lira in tante forme e tanti colori. Piccola, grande, grandissima, come un fazzoletto, più chiara, più rossa, più scura, più verde.Con nostalgia dico addio alla lira, ma con speranza un benvenuto all’euro.

BRUNO VESPA – Giornalista

Avrò molta nostalgia. Moltiplicherò l’euro per due, ma la vecchia, debole, povera liretta mi resterà a lungo nel cuore.

VALENTINO – Stilista

Peccato che la perdiamo, perché mi piace... la ritengo esteticamente molto bella, tra le più belle del mondo…

LUCIANO DE CRESCENZO – Scrittore

Temo al pensiero che da qui a qualche giorno saremo costretti a usare gli euro al posto della lira. Immagino i casini che verranno fuori. Se c’è al mondo un popolo scarsamente portato per la matematica, questo è l’italiano. Faccio un esempio: se non ci saranno più le mille lire, quanto dovrò dare a un lavavetri che mi blocca al semaforo? Un euro? In pratica, mi costerà il doppio.

LINA JOB WERTMULLER – Regista

Sono sempre stata una schiappa in matematica. Figuriamoci con l’euro. Sarà una tragedia. E temo che mi fregheranno a lungo, perché dovrò andare avanti a fidarmi. L’unica speranza è un orologio-convertitore onesto. Giapponese? E quella bella Signora con le torri in testa, con i pepli e la faccia tanto per bene, che ci proteggeva simpaticamente simboleggiando l’Italia sulla vecchia Lirozza, dove andrà finire? Somigliava anche a Mina…

GIORGIO ARMANI – Stilista

La vita ai tempi dell’euro sarà diversa. Me lo ripeto per abituarmi perché certo il cambiamento sarà totale. Non più le lire, i cambi, il mito del Marco moneta stabile, le abitudini di sempre: ma una moneta nuova che dovremo imparare a conoscere, che ha i decimi e i centesimi, che ci accompagnerà durante il week end a Parigi o la settimana a Madrid. Una moneta che sarà forte perché finora è stata soltanto un’immagine, un valore virtuale, un’ipotesi di calcolo, ma si trasformerà nella nostra realtà quotidiana. Spezzerà tutte le nostre consuetudini, ci farà protestare – mi immagino i calcoli durante i primi mesi, quando cercheremo di convertire mentalmente il valore Euro/Lire – e ci renderà – tutti noi europei – un poco più simili. E’ questa la grande sfida che la nostra moneta porta con sé: trasformare l’Europa in una casa davvero comune. E io credo che, anche se prima avremmo dovuto trovare le convergenze politiche, questa unificazione dei banchieri, come viene spesso chiamata, ci sta aiutando a superare certi particolarismi, certi timori. Penso al sacrificio della Germania, che intorno al Marco ricostruì un paese terribilmente distrutto dalla guerra e che, sempre intorno al Marco, ha realizzato la sua riunificazione. Eppure si è convertita all’Euro superando ogni panico. E oggi siamo tutti più vicini.

CARLA FENDI – Stilista

La storia di un Paese ancora giovane, ma già molto maturo. L’idea di entrare nella stanza dei comandi di una nuova Europa. La soddisfazione di essere fra i protagonisti. La consapevolezza di aver dato un contributo per questi traguardi. L’orgoglio di lasciare questa eredità alle nuove generazioni. La sensazione di iniziare a percorrere la grande strada del nuovo Millennio. Tutto questo, e tanto di più, significa l’ingresso in Italia dell’euro.

FRANCO ZEFFIRELLI – Regista

Debbo premettere che mi sento assolutamente d’accordo come in tanti altri punti della politica dell’ultimo ventennio, con la linea adottata dalla signora Thatcher per l’Inghilterra. Bene fece Margaret Thatcher a difendere strenuamente il principio che uno dei più forti vincoli con la propria tradizione e identità nazionali è la difesa della propria moneta. Quindi sono decisamente contrario a questa sospetta imbarcata nella quale siamo costretti per calcoli politici ed economici che non m i piacciono, ad adottare una moneta comune per i Paesi della Comunità Europea. L’idea originale di questa Comunità, quella di Adenauer, De Gasperi e Shumann, avrebbe realizzato un sogno che la Storia ha cercato di perseguire attraverso i secoli, quello dell’unificazione europea. E su questa linea mi sono trovato sempre entusiasticamente partecipe. Ma fin dall’inizio, parlo sempre personalmente, mi si sono affacciate alla mente le conseguenze di una letterale cancellazione delle identità nazionali se la burocrazia politica avesse preso alla lettera la concezione di una riunificazione totale sul tipo di quella avvenuta nei secoli scorsi negli Stati Uniti d’America. E mi ha sempre dato un profondo fastidio questo progetto di Stati Uniti d’Europa sul modello americano. E’, sempre secondo il mio modesto parere, un progetto folle che non potrà mai realizzarsi e che porterà danni irreparabili a quella che era la visione iniziale dei grandi promotori. L’Utah non è la Francia, il Wisconsin non è la Germania, la California non è la Spagna. L’Europa pullula e trova le sue radici della propria superiorità culturale proprio nelle differenze e non nell’appiattimento su aberranti soluzioni globali. Non esiste e non esisterà mai una lingua comune in Europa. Ogni Paese difenderà la propria. E con la lingua la poesia, la letteratura e tutto quello che differenzia e deve continuare a distinguere le entità dei grandi Paesi che debbono semplicemente associarsi amichevolmente e fraternamente in una struttura economica comune, ma che, pena l’estinzione, dovranno restare fedeli all’entità culturale che rappresentano. La moneta di un Paese è l’espressione della sua economia, la misurazione quotidiana della sua operosità e creatività. E’ una follia rinunciarvi e rincorrere la vana e stratta speranza di poter creare in Europa una moneta comune, come il dollaro, che lega popoli che parlano la stessa lingua e che culturalmente non si differenziano sostanzialmente l’uno dall’altro. Ne concludo che occorre creare un movimento forte nei Paesi affratellati nella Comunità Europea (non dimentichiamo che in origine si parlava di Comunità Economica Europea) perché non difendano soltanto e primariamente la propria moneta, ma anche tutto quello che la moneta riflette e rappresenta. Viva la vecchia Lira dunque, e facciamo ogni sforzo per far sì che si rinnovi, che si sviluppi nelle differenze e diventi sempre più una nuova Lira.

ERNESTO BONINO – Cantante

“Se potessi avere mille lire al mese!” Lira, vecchia ragione di vita! Domani non ci sarai più… che tristezza… Ma rimarrai sempre nei nostri cuori.

SOPHIA LOREN – Attrice

Alla cara, vecchia Lira che va in pensione vanno i miei ricordi più belli e qualche nostalgia. La mia prima Lira, quando avevo 5/6 anni, è stato il risultato dei tanti soldini di rame che mi erano regalati di tanto in tanto dai miei parenti e per meritarli dovevo essere “buona” a tutti i costi, senza potermi abbandonare a capricci infantili. Ricordo che il mio primo giocattolo, comperato coi miei soldini, fu una piccola cucina, sulla quale potevo pasticciare i pranzetti per la bambola. Il mio primo film vero e proprio, dopo una serie di comparsate a scopo alimentare, è stato l’”Aida”. Per quel film ho guadagnato una favolosa fortuna: un milione. Un bel cappotto pesante per mia madre, per affrontare il gelo e gli spifferi del tram di Cinecittà.

ANDREA MONORCHIO – Ragioniere Generale dello Stato dal 1989 al 2002

In un discorso tenuto al Bundesdag nel lontano 1954 il Cancelliere Adenauer ebbe a dire: “L’unità politica dell’Europa è stata un sogno di pochi, è divenuta una speranza per molti, oggi è una necessità per tutti”. Una profezia che si è avverata. Se i Paesi europei non si fossero coalizzati nell’Unione monetaria, sarebbero rimasti esclusi dalla competizione mondiale, schiacciati da USA e Giappone. Ciascuno dei Paesi aderenti all’Euro ha dovuto rinunciare alla sovranità monetaria. Noi italiani non avremo più la lira. Tuttavia, possiamo consolarci con Shakespeare dicendo che “quando la storia toglie ciò che non può essere conservato bisogna avere pazienza: essa muta in beneficio la sua offesa."

RITA LEVI MONTALCINI – Premio Nobel per la Medicina nel 1986

Ritengo che il denaro sia alla base dei mali che affliggono l’intero genere umano. Tragicamente noto è il vantaggio finanziario nella produzione di armi che genera conflitti. Inoltre il desiderio di accumulare denaro, da parte dei singoli, provoca la perdita del senso dei veri valori. Anche se tra due anni entrerà nel mercato Europeo la moneta unica, l’Euro, la situazione economica sociale rimarrà sostanzialmente invariata. Come espresso dal poeta Lawrence Ferlinghetti: “Sono in attesa che l’Esercito della Salvezza vada al potere… che gli umili siano beati ed ereditino la Terra senza tasse”.

GIULIO ANDREOTTI – Politico

Se vado indietro negli anni (ormai tanti) della mia vita, posso riscontrare la… storia comparata della Lira. - Da fanciullo sentivo la vecchia zia presso cui abitavo (classe 1854) che la chiamava “venti baiocchi”. - Quando cominciai a comprare il giornale (anzi i giornali: Il Messaggero e l’Osservatore Romano) costavano 20 centesimi di lira. - Il mio primo stipendio da avventizio all’ufficio Imposta nel 1937 fu di 480 lire. - I giornali quotidiani il giorno della liberazione di Roma costavano 50 centesimi di lira. - Gli americani stamparono le AMLIRE, erano piccolissimi rettangoli di carta, sulla cui quantità di emissione circolavano le cifre più disparate. Costituivano l’abisso della nostra non sovranità. - La “difesa della Lira” figurò in tutti i programmi di governo. La Costituzione fissò in un articolo (l’81) il divieto di fissare spese senza una totale copertura: o con nuove imposte o con cancellazione di altre spese equipollenti. - Durante il non breve periodo fascista la Lira aveva avuto le sue tappe: la famosa “quota 90” nel cambio della sterlina, fissata da Mussolini nel discorso di Pesaro. Le “mille lire al mese” che, nel titolo di un film con Elsa Merlini, rappresentavano un obiettivo, se non di ricchezza almeno di benessere. C’era anche dell’ironia parafrasando il titolo di un altro film (Addio Lira per “Addio Kira”). Anche la parafrasi di una canzoncina del periodo della guerra d’Africa si riferiva alla lira: “Faccetta nera, bella abissina, a quattro lire hai fatto crescer la benzina”. - Dello stesso periodo fascista memorabile e rara era la monetina d’argento da 20 lire, con la scritta mussoliniana: “E’ meglio vivere un giorno da leone che cento anni da pecora”. D’argento erano anche le 5 e le 10 lire. - Ad imitazione della Francia che aveva creato il franco pesante (100 franchi vecchi), il presidente Goria annunciò la Lira pesante. Ma non se ne è fatto nulla. - Ormai la Lira sta andando in antiquariato. L’Euro la seppellirà insieme a molte altre consorelle. Addio Lira! Ma questa volta non per fare sarcastico disfattismo.

SONDAGGIO

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